1955

La seconda generazione delle autostrade

Liguria, vista del viadotto sull'autostrada A10 Genova-Savona nel comune di Varazze, 1955 (Archivio storico Anas)
Liguria, vista del viadotto sull'autostrada A10 Genova-Savona nel comune di Varazze, 1955 (Archivio storico Anas)
Liguria, autostrada A10 Genova-Savona nel comune di Voltri, 1955 (Archivio storico Anas)
Liguria, autostrada A10 Genova-Savona nel comune di Voltri, 1955 (Archivio storico Anas)
Liguria, autocamionale autostrada A7, 1959 (Archivio storico Anas)
Liguria, autocamionale autostrada A7, 1959 (Archivio storico Anas)
Autostrada A9 Milano-Como, lavori di raddoppio (Archivio storico Anas)
Autostrada A9 Milano-Como, lavori di raddoppio (Archivio storico Anas)
Emilia Romagna, autostrada A14 Bologna-Canosa, uscita di Forlì (Archivio storico Anas)
Emilia Romagna, autostrada A14 Bologna-Canosa, uscita di Forlì (Archivio storico Anas)
Emilia Romagna, autostrada A14 Bologna-Canosa, uscita di Faenza  (Archivio storico Anas)
Emilia Romagna, autostrada A14 Bologna-Canosa, uscita di Faenza (Archivio storico Anas)

La situazione delle autostrade nell’Italia postbellica si presentava abbastanza arretrata: dei 6.000 km previsti da Puricelli nel 1934 solo 300 erano stati terminati, ma erano stati danneggiati dai bombardamenti. Ultimata la ricostruzione autostradale proprio a cavallo degli anni ‘40-’50, era necessario pensare a un piano di ampliamento di tale rete.

Così nel 1955 fu varato un piano decennale di costruzioni autostradali la cui realizzazione diede vita alla seconda generazione delle autostrade italiane. A partire da quell’anno, si lavorò molto per arrivare dai 500 km di autostrade di fine anni ‘50 ai 5.500 km degli anni ‘70.

La prima legge autostradale fu la cosiddetta Legge Romita (Legge 463 del 21 maggio 1955). Questa legge concepì il finanziamento dell’opera decennale affinché il costo fosse a carico dello Stato per un massimo del 40%, mentre il rimanente 60% sarebbe stato finanziato dal mercato con l’incasso dei pedaggi, riscossi durante il periodo della concessione delle autostrade. Utilizzando l’istituto della concessione autostradale si fissò a un massimo di 30 anni il periodo di concessione che decorreva dal momento dell’apertura effettiva dell’autostrada. In questo lasso di tempo l’impresa aspirante al servizio poteva introitare il costo dei pedaggi. Un criterio tacito fu quello che suddivideva le autostrade tra quelle di pianura – desinate a svilupparsi nella Pianura Padana – assai meno costose, e quelle appenniniche – destinate a svilupparsi lungo la Penisola in senso longitudinale –, molto più impegnative e per le quali non si prevedeva un ritorno economico. 

Nel 1950 l’IRI costituì la Società Autostrade Spa, con la quale stipulò la prima convenzione per la costruzione dell’autostrada Milano-Roma-Napoli, grazie al Decreto interministeriale 14 aprile 1956 n. 3072. L’IRI aveva altre società specializzate, tra cui Italstrade, che collaborò alla progettazione della A1.

La Legge Romita del 1955 prevedeva uno stanziamento di fondi per realizzare autostrade, la cui priorità sarebbe stata decisa da un successivo decreto ministeriale. In base a questa legge fu possibile costruire: l’Autostrada del Sole, la Serravalle-Milano, la Brescia-Padova, la Napoli-Bari, i raddoppi della Padova-Mestre e della Napoli-Pompei.

“Le strade più urgenti” ” – L’Automobile settimanale degli automobilisti – 1955 n.46