Autostrada del Mediterraneo
La storia della Salerno – Reggio Calabria iniziò nel lontano 1934, quando fu previsto dal Piano Regolatore delle Autostrade Italiane redatto dall’AASS, l’Azienda Autonoma Statale della Strada, la costruzione di un’autostrada tirrenica Livorno – Civitavecchia – Salerno – Reggio Calabria, che però non fu mai attuato. Per più di vent’anni si parlò di questa strada e si fecero studi e progetti, senza mai iniziarne i lavori.
Con la Legge Zaccagnini n. 729 del 1961, si stabilì il nuovo Piano di costruzioni stradali e autostradali, assegnando all’Anas la realizzazione e la futura gestione della Salerno-Reggio Calabria, interamente a spese dello Stato perché rifiutata dagli investitori che la ritenevano inadeguata al pedaggio. Il piano fu dunque di classificarla come autostrada “aperta”.
Oltre che come arteria di collegamento veloce tra Nord e Sud d’Italia, la Salerno – Reggio Calabria fu concepita per funzionare come collegamento locale e regionale, fra territori che erano ancora marginalizzati o isolati. Perciò venne scelto il tracciato interno, appenninico proposto dai Giacomo Mancini (Cosenza, 1916 – 2002), allora ministro dei Lavori Pubblici e presidente di Anas, anziché la più comoda linea costiera.
Il 21 gennaio 1962 iniziarono i lavori di costruzione alla presenza del presidente del Consiglio dei Ministri, Amintore Fanfani (Pieve Santo Stefano, 1908 – Roma, 1999). Per l’occasione fu posta quello stesso giorno una targa che testimoniava l’entusiasmo con cui furono accolti i cantieri: ”Dopo ventuno secoli la via che Roma aprì ad unire le genti del Mezzogiorno si riapre sulle antiche orme da Salerno a Reggio Calabria per continuare e completare tra il Settentrione e il Meridione d’Italia la grande via del traffico e del lavoro”.
Nel maggio del 1963 l’Anas, per seguire i lavori di realizzazione dell’opera, istituì l’Ufficio Speciale dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria, guidato dall’ingegner Giuseppe Scaramuzzi (Bari, 1927 – Roma, 2010).
Nel 1967 erano conclusi e percorribili i primi 125 km, da Salerno arrivava fino a Lagonegro, mentre i lavori sull’intero tracciato si conclusero nel 1974. L’autostrada rappresentò un’opera all’avanguardia dal punto di vista ingegneristico, con alcuni dei più importanti ponti e viadotti d’Europa: ad esempio il Viadotto Italia sul Rio Lao, lungo 1160 metri, all’epoca il più alto d’Europa sul fondo valle, e il Viadotto Sfalassà, lungo 893 metri, uno straordinario arcotelaio in acciaio dalle peculiari modalità costruttive.
A metà degli anni ‘90 il governo approvò un piano di lavori di ammodernamento su tutto il tracciato dell’autostrada stanziando 6.000 miliardi di lire. In base all’esame dei flussi di traffico, il programma prevedeva la realizzazione di tre corsie per ogni senso di marcia per i primi 53 km (da Salerno a Sicignano degli Alburni), mentre per il resto dell’autostrada erano previsti l’adeguamento e la messa in sicurezza, con l’eliminazione delle curve pericolose, la riduzione delle pendenze, la costruzione di nuove gallerie e l’abbattimento di viadotti, in caso di necessità. Nel 1999 l’Anas bandisce le gare per la progettazione.
L’ammodernamento fu concepito suddividendo l’intero tracciato in 77 lotti consecutivi. Essi furono realizzati non tutti contemporaneamente, ma secondo una progressione temporale scandita dall’erogazione delle risorse economiche messe a disposizione. Inoltre, su tali lotti, ci fu un “adeguamento” territoriale in relazione alle norme stabilite dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) in materia di ambiente e strade (cosiddette “piattaforma classe III” cioè a tre corsie); ciò portò a una vera e propria ricostruzione dell’infrastruttura, e non solo del tracciato viario.
I lavori si sono conclusi il 22 dicembre 2016, con l’apertura al traffico della galleria Larìa, in provincia di Cosenza. In questa data la ex A3 è stata rinominata A2 Autostrada del Mediterraneo per sottolineare il ruolo di naturale prosecuzione dell’itinerario Nord-Sud che nasce a Milano con l’autostrada A1.
La realizzazione della nuova A2 è stata una sfida ingegneristica rispetto al contesto territoriale e geomorfologico: l’autostrada attraversa gli Appennini lucani e calabresi per oltre il 50% dell’intero percorso, per questo il tracciato ha per oltre 200 km le caratteristiche delle autostrade “di montagna”.
L’andamento plano altimetrico del tracciato è molto impegnativo e con una successione frequente di gallerie (190), ponti e viadotti (480). Spesso si tratta di opere d’arte la cui realizzazione ha richiesto soluzioni progettuali complicate e innovative sia dal punto di vista degli schemi strutturali, sia per gli aspetti architettonici e ambientali. Un esempio è costituito dalla soluzione studiata per superare la strozzatura del Sirino, dovuta ad una impasse naturale (una massa franosa continua), che per oltre 40 anni ha costretto il transito su un’unica carreggiata e che è stata superata grazie a due nuove gallerie naturali di concezione avveniristica.
Terminati i lavori di ammodernamento, Anas ha voluto valorizzare il legame tra l’autostrada e il territorio che attraversa anche sotto il profilo socioculturale. È stato quindi predisposto un piano per valorizzare la bellezza del Mezzogiorno guidando gli automobilisti verso una riscoperta consapevole del suo enorme patrimonio artistico e culturale. Questo percorso è stato declinato in dieci “Vie” (itinerari turistici, culturali e religiosi richiamati dalla cartellonistica autostradale) a cui è stato dedicato anche il sito web www.autostradadelmediterraneo.it
Inoltre, nell’estate 2017 Anas e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, hanno realizzato la campagna di comunicazione istituzionale #OgniViaggioUnaScoperta con un testimonial d’eccezione: Giancarlo Giannini. Nello stesso periodo è stata pubblicata con Repubblica la “Guida per viaggiare con gusto 2017”, con l’obiettivo di condurre i lettori alla scoperta del bello e del buono che attraversa i territori di Campania, Basilicata e Calabria.