Una nuova forma organizzativa per Anas
Nel pieno della tempesta giudiziaria di Tangentopoli, nel 1994 Anas venne commissariata dal Ministro dei Lavori Pubblici Francesco Merloni, ultimo ministro a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Anas.
Successivamente, con il Decreto Legislativo n°143 del 26 febbraio 1994 e il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26 luglio 1995 l’Anas si trasforma in Ente nazionale per le strade, ente pubblico economico, pur mantenendo la stessa denominazione. Con questa manovra Anas usciva da un difficile periodo per la politica e le istituzioni italiane, tornando a una situazione di normalità. Giuseppe D’Angiolino, ex ufficiale della Guardia di Finanza, fu nominato amministratore unico di Anas.
I compiti istituzionali del nuovo Ente riguardavano la gestione delle strade e autostrade di proprietà dello Stato e la manutenzione ordinaria e straordinaria delle stesse; il miglioramento della rete stradale di pertinenza e la relativa segnaletica; ma anche la costruzione di nuove autostrade statali sia direttamente che in concessione. Inoltre, il Decreto sanciva l’obbligatorietà di attuare leggi e regolamenti per la tutela del patrimonio stradale e la tutela del traffico e della segnaletica, nonché di effettuare continue ricerche in materia di viabilità, traffico e circolazione.
Alla data del 1995 il patrimonio infrastrutturale dell’Anas constava di: 900 opere compiute di cui 200 cavalcavia, 700 sottopassaggi e oltre 3500 campate di impalcato, controllate regolarmente dai tecnici della SPEA (Bonomo F., 1998), società tutt’oggi attiva nel panorama nazionale e internazionale, con una elevata esperienza in servizi di ingegneria integrata nel settore delle infrastrutture di trasporto, quali strade, autostrade e ferrovie.
Alla fine del decennio, tuttavia, la “Legge Bassanini” del 15 marzo 1997, n. 59, influenzò particolarmente l’organizzazione e il patrimonio infrastrutturale di Anas. La legge, infatti, delegava il governo italiano a emanare decreti “delegati”, cioè aventi forza legislativa, così da modificare le strutture di governo dello Stato e le modalità di collegamento tra Stato, Regioni e sistema delle autonomie locali.
Ciò ebbe conseguenze evidenti per Anas in quanto si introdusse il cosiddetto “federalismo stradale” che portò alla regionalizzazione di più della metà della rete stradale. Gli enti territoriali ne assunsero la gestione. In totale, passarono alle Regioni circa 25.000 km di strade, mentre 21.000 km di strade statali rimasero in gestione all’Anas.
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