1950 - La Cassa per il Mezzogiorno
La “Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell’Italia Meridionale”, comunemente detta Cassa per il Mezzogiorno, nacque ad opera del VI Governo De Gasperi nel 1950.
Sin dall’epoca dell’Unità d’Italia, il Parlamento e l’opinione pubblica avevano sollevato più volte la “questione del Meridione”, cioè la condizione di oggettivo svantaggio dei territori appartenenti allo sconfitto Stato Borbonico, in relazione a fattori di natura storica e sociale.
Questa situazione, acuita dalle distruzioni della seconda guerra mondiale, fu determinante per l’idea di realizzare una serie di opere infrastrutturali per le quali furono previsti elevati investimenti e l’istituzione di un organismo apposito con il compito di accogliere, amministrare ed erogare tali finanziamenti per le opere specifiche.
Fu così che, tramite la Legge n. 646 del 10 agosto 1950, venne fondata la Cassa del Mezzogiorno per la predisposizione dei programmi, il finanziamento e l’esecuzione di opere straordinarie dirette “al progresso economico e sociale dell’Italia meridionale”, da attuarsi entro un periodo di 12 anni. I fondi istituiti inizialmente ammontavano a 100 miliardi di lire annui fra il 1950 e il 1960.
Rientravano nelle sue competenze interventi di natura interregionale o di rilevante interesse nazionale per lo sviluppo di attività economiche e sociali legati all’industria, alle infrastrutture, alle risorse naturali, all’ambiente, alla ricerca scientifica applicata, nonché agli impianti per la commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari nel Sud Italia.
Il bilancio storico della Cassa è complesso: da un lato si ottennero risultati non indifferenti in termini di migliaia di chilometri di reti stradali, idriche, elettriche, nonché opere edili di sicura utilità; dall’altro, la Cassa fu progressivamente coinvolta in investimenti più legati agli interessi politici locali e anche dispersivi, con la realizzazione di opere mai completate o dai costi molto al di sopra di parametri ragionevoli.