6 ottobre 1973 – La crisi petrolifera
Nel Secondo Dopoguerra l’economia dei Paesi industrializzati era fortemente dipendente dal petrolio, da tempo diventato la più importante fonte di energia per la produzione industriale, agricola e per i trasporti.
La prima vera e propria crisi energetica si ebbe nel 1973 a causa dell’improvvisa e inaspettata interruzione del flusso dell’approvvigionamento di petrolio in seguito alla guerra del Kippur, così chiamata perché Egitto e Siria attaccarono Israele nella ricorrenza dello Yom Kippur (6 ottobre 1973), festa ebraica di espiazione.
I paesi arabi associati all’OPEC (l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) decisero di sostenere l’azione di Egitto e Siria e, per ostacolare chi si era schierato con Israele, stabilirono da un lato un improvviso e molto elevato aumento del prezzo del petrolio che, nel giro di poco tempo, crebbe di oltre tre volte, e dall’altro una repentina interruzione del flusso dell’approvvigionamento di petrolio verso gli Stati occidentali. Questi ultimi avevano infatti appoggiato Israele, favorendolo nella vittoria in guerra.
La scarsità di petrolio e la forte crescita dei suoi costi si tradussero nell’intero Occidente in una generalizzata contrazione delle attività di produzione e di trasporto, in un ulteriore calo dei profitti imprenditoriali e in un aumento del prezzo di tutte le merci, ossia in un meccanismo di inflazione.
In Italia, in seguito a tale crisi, il Governo varò un decreto sull’austerity che imponeva un vero e proprio coprifuoco per limitare i consumi di energia: taglio dell’illuminazione pubblica, riduzione degli orari dei negozi, chiusura anticipata per cinema, bar e ristoranti, sospensione alle 23 dei programmi televisivi. Inoltre fu stabilito un aumento dei carburanti e del gasolio da riscaldamento e l’abbassamento a 120 km/h della velocità massima consentita in autostrada. Il 2 dicembre del 1973 arrivò la prima domenica a piedi, con il divieto di circolazione per auto private e altri veicoli a motore non autorizzati, con un risparmio per ogni giornata di 50 milioni di litri di carburanti.
Queste decisioni portarono a una disaffezione degli italiani nei confronti delle quattro ruote, determinando una crisi del mercato automobilistico. Dal consuntivo di quell’anno con 1,449 milioni di immatricolazioni (in linea con il 1971 e il 1972) si scese a 1,281 milioni nel 1974 e a 1,051 nel 1975.