25 aprile 1945 - L’Italia dopo la seconda guerra mondiale
Con la definitiva liberazione dal nazifascismo il 25 aprile 1945, a seguito delle insurrezioni dei Comitati di Liberazione Nazionale (CLN) e delle lotte partigiane, l’Italia si ritrovò unificata ma lacerata dalla guerra, in una situazione di incertezza politica e di dissesto economico.
Il 21 giugno 1945 si formò un governo di unità nazionale guidato da Ferruccio Parri (Pinerolo, 1890 – Roma, 1981), uno dei protagonisti della Resistenza, a cui aderirono tutti i partiti antifascisti. Parri attuò un piano di epurazione che colpiva gli esponenti del potere economico maggiormente compromessi con il fascismo e impose forti tassazioni alle grandi imprese. Il Governo finì con il cadere dopo pochi mesi.
Alla fine del ‘45 divenne primo ministro Alcide De Gasperi (Pieve Tesino, 1881 – Borgo Valsugana, 1954), della Democrazia Cristiana, che guidò l’Italia attraverso le difficili fasi della ripresa economica, affiancato da Palmiro Togliatti (Genova, 1893 – Jalta, 1964) del Partito Comunista Italiano, ministro della Giustizia.
Il 2 giugno 1946 si andò al referendum istituzionale e all’elezione dell’Assemblea Costituente, le prime elezioni libere dal 1924. Il suffragio fu universale: tutti i cittadini con più di 21 anni ebbero diritto di voto, anche le donne.
Il 5 giugno 1946 la Repubblica vinceva con 12.700.000 voti, contro 10.700.000 per la monarchia. Re Umberto II di Savoia partiva per l’esilio a Cascais, in Portogallo.
Il 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la vittoria della Repubblica e fu eletto Capo dello Stato provvisorio Enrico De Nicola (Napoli, 1877 – Torre del Greco, 1959). Dopo i primi governi di coalizione, nel 1947 si ebbe la rottura fra le forze antifasciste a causa del clima interazione di guerra fredda e De Gasperi si schierò apertamente contro i comunisti. Nel 1948 arrivarono i finanziamenti previsti dall’European Recovey Program (ERP), più noto come Piano Marshall.