Ritrovamenti archeologici. Nuovi tasselli della storia antica dell'Italia centrale
Salerno-Reggio Calabria, l'"autostrada dell'archeologia"
2009 - Ritrovamenti archeologici nell’Italia settentrionale. La necropoli longobarda di Sant'Albano Stura
2009 - Isole. Vita e morte nell'Età del Rame: gli ipogei funerari di Gannì
I lavori condotti da ANAS nell’Italia centrale nei primi anni 2000 si sono trasformati, grazie alla collaborazione con le istituzioni competenti, in preziosa occasione di conoscenza dei territori indagati.
I rinvenimenti occorsi in Toscana dal 2001, durante i lavori per l’ampliamento della E78 nel tratto Grosseto-Siena, hanno fatto ipotizzare che l’arteria ricalcasse itinerari percorsi già in antico.Di particolare rilievo i rinvenimenti preistorici di Podere Elvira e i resti di una villa rustica romana in località L’Apparita.
In Umbria, gli scavi per la realizzazione della SS 685 “delle Tre Valli Umbre” hanno portato alla luce, in località Cortaccione (PG), un mausoleo della metà del I secolo a.C., collocato in una piccola necropoli lungo un antico tracciato viario.
In Abruzzo, tra il 2005 e il 2008, gli scavi effettuati tra i paesi di Navelli e San Pio delle Camere (AQ) per i lavori di ammodernamento della SS 17 hanno individuato, in un tratto di 10 km, ben 15 contesti archeologici, tra i quali due necropoli di grande interesse.
All’età romana (fine II secolo a.C. – inizi I secolo d.C), appartengono quattro tombe a camera, scoperte nel 2006 a Navelli: al loro interno sono state rinvenute raffinate appliques in osso lavorato pertinenti al rivestimento di lussusosi letti funerari. La necropoli è stata messa in relazione con i vicini resti dell’insediamento di Incerulae.
A Cinturelli-Caporciano numerose tombe a fossa riferibili alla civiltà pre-romana dei Vestini, datate tra VII e I secolo a.C., hanno restituito ricchi corredi, composti di armi, vasellame, fibule, calzari, monili e gioielli in pasta vitrea.
Nel 2005 a Civita Retenga fu rinvenuto un tratto dell’antica via Claudia Nova, costruita dall’imperatore Claudio come “bretella” tra la via Salaria e via Cecilia a nord e la via Tiburtina a sud.
Durante i lavori per il potenziamento del Grande Raccordo Anulare, emerse un tratto del lastricato dell’antica Via Veientana, venuto alla luce nel 2008 presso il viadotto in località Fosso della Crescenza. Qui, scavi condotti dal 2004 hanno individuato i resti delle terme di una mansio romana (II-III secolo d.C.), oltre a un mausoleo di età Giulio-Claudia. Nei precedenti lavori conclusi per il Giubileo, invece, nel sito compreso tra via del Casale Revori, via del Casale Ferranti e il GRA, sono stati individuati i resti di un mausoleo monumentale a ridosso dell’antica via Latina e una necropoli di cui sono state scavate 86 tombe, di cui una contenente un defunto con la moneta in bocca per pagare l’obolo a Caronte.
NOTE
Magarò G., L’importanza dell’Anas nel quadro dei principali ritrovamenti archeologici in Italia, in AA.VV., L’archeologia si fa strada. Scavi, scoperte e tesori lungo le vie d’Italia, Soveria Mannelli 2017;
Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana 7/2011, Rinvenimenti archeologici lungo la E78 tra Campagnatico e Civitella Paganico (GR): contributo per una Carta Archeologica della provincia di Grosseto;
archeologia.beniculturali.it;
onnaonlus.org (www.onnaonlus.org/img/brochurevestini.pdf);
stradeanas.it;
tuttoggi.info, Area archeologica di Cortaccione: rinvenuto un mausoleo romano, 21 marzo 2009;
vignaclarablog.it, Via Veientana nuove scoperte archeologiche, 21 giugno 2009
L’“Autostrada del Mediterraneo”, ex Salerno-Reggio Calabria, è il filo rosso che collega una serie di importanti ritrovamenti archeologici avvenuti in anni recenti nel sud Italia.
In occasione della costruzione della terza corsia dell’autostrada, la Soprintendenza Archeologica di Salerno riuscì a ottenere la modifica del progetto nel tratto di Pontecagnano, in modo da limitare l’impatto sul sito archeologico. Le indagini preventive, condotte tra il 2001 e il 2007 dall’Università “L’Orientale” di Napoli, conseguirono importanti scoperte: tra queste l’impianto urbano di età arcaica; il sistema difensivo sud-orientale; il santuario extraurbano settentrionale, posto ai margini della città antica e lambito decenni prima dai lavori per l’impianto dell’autostrada.
La grande quantità di oggetti rinvenuti nell’area sacra, dedicata a Demetra, fecero chiarezza sui rituali che vi si svolgevano. Vasellame, terrecotte votive, monili, punte di lancia, monete costituivano le offerte votive deposte dai fedeli nel santuario, frequentato tra VI e III secolo a.C. Una zona era destinata ai rituali connessi alle divinità ctonie (della terra e del mondo infero). Tracce di sacrifici sono riconoscibili nei resti carbonizzati di ossi e di semi, mentre recipienti privi di fondo venivano infissi nel terreno per stabilire un dialogo col mondo sotterraneo.
Proseguendo lungo l’autostrada, arriviamo quasi sulla punta dello Stivale, a Bagnara Calabra (RC). Qui, in località Piani della Corona, i lavori per l’ammodernamento dell’autostrada misero in luce, tra il 2006 e il 2008, un contesto archeologico pluri-stratificato che ha in parte colmato l’assenza di conoscenze sulla storia più antica della Calabria meridionale.
La frequentazione del sito, posto su un’estesa terrazza in posizione panoramica sullo Stretto di Messina, risale al V millennio a.C., come attestano due tombe del Neolitico recente. Nel Bronzo Antico, tra III e II millennio a.C, la terrazza fu occupata da due villaggi caratterizzati da strutture capannicole. Un insediamento era protetto da un fossato e presentava opere di canalizzazione, mentre il secondo ha restituito migliaia di frammenti ceramici spesso ricomponibili in forme intere.
Un elemento interessante è costituito dall’industria litica in ossidiana (strumenti quali schegge, lame, punte) attestata nel sito. Come hanno verificato le analisi, l’ossidiana proveniva da Lipari: ciò ha stimolato riflessioni sui rapporti culturali e commerciali esistenti tra Isole Eolie e Penisola in tempi remoti.
Più recentemente, nell’ambito del ammodernamento e adeguamento del Macrolotto 3° Parte II, si è rinvenuta in località Molinaro, nel comune di Laino Castello (CS), una fattoria italica di età ellenistica, attualmente oggetto di un progetto di valorizzazione proposto da Anas.
NOTE
Agostino R., Natali E., Sica M. M., Tiné V., I villaggi pre-protostorici sui piani della Corona (Bagnara Calabra – Reggio Calabria), in AA.VV., L’archeologia si fa strada. Scavi, scoperte e tesori lungo le vie d’Italia, Soveria Mannelli 2017;
Bailo Modesti G., Aurino P. , Bragantini I., Pontecagnano (SA): gli scavi lungo l’autostrada SA/RC. Oltre la città…gli dei;
Pellegrino C., Rossi A. (a cura di), Pontecagnano. I. 1, Città e campagna nell’Agro Picentino (gli scavi dell’autostrada 2001-2006), Fisciano 2011;
Nell’Alto Medioevo ci fu un periodo in cui la nostra penisola era divisa tra i Bizantini e i Longobardi. Della loro lunga dominazione sono rimaste tracce nella toponomastica e nei ritrovamenti archeologici, tra i quali quello sicuramente più impressionante – e inaspettato – è la necropoli di Sant’Albano Stura (CN).
Unica in Italia per estensione e quantità di deposizioni – al 2017 le tombe scavate erano oltre 800 –, la necropoli è stata scoperta nella primavera del 2009 in occasione dei lavori per la costruzione di un tratto dell’autostrada Asti-Cuneo.
Nonostante i resti ossei non si siano conservati a causa dell’acidità del suolo, le lunghe file parallele di tombe hanno restituito ricchi corredi – prelevati in “pani” di terra micro-scavati poi in laboratorio – che si sono rivelati una preziosa miniera di informazioni sulla storia del sepolcreto, sui costumi e sui saperi tecnici della comunità longobarda, capace di lavorare metalli, vetro e tessuti con grande abilità.
Le donne più ricche indossavano tradizionali parure composte da fibule, ossia spille, per fermare vesti e mantelli, e variopinte collane di pasta vitrea; gli orecchini in oro o argento, introdotti in seguito ai contatti con la cultura tardo-romana, furono così amati dalle donne longobarde da non essere mai abbandonati, anche quando esse verranno sepolte senza più corredo.
Gli uomini liberi erano accompagnati dalle armi, di solito spada e scramasax (coltello a un taglio), che venivano sospesi alla cintura, a sua volta elemento di protezione e segno distintivo, decorata da guarnizioni metalliche in ferro impreziosite da decori ad agemina che, seguendo i cambiamenti della moda, mostrano la progressiva variazione del disegno e dello stile nel corso del tempo: ciò ha reso tali guarnizioni uno tra i manufatti più indicativi per la comprensione dello sviluppo della necropoli, utilizzata per tutto il VII e gli inizi dell’VIII secolo d.C. Rare ma puntuali nella datazione sono le monete, d’oro e d’argento, lasciate nella borsa o nella mano del defunto.
Questi reperti, sempre più recenti mano a mano che ci si avvicina al margine meridionale della necropoli, indicano che l’occupazione dello spazio avvenne in maniera progressiva, dal settore più settentrionale fino all’estremità meridionale: non vi sono infatti quasi mai sovrapposizioni tra le tombe, a dimostrazione che la comunità usava dei segnacoli – elementi lignei o tumuli di ciottoli – e rispettava le sepolture più antiche.
NOTE
Micheletto E., Uggé S., Ferrero L., Tesori archeologici lungo la nuova autostrada Asti-Cuneo: la scoperta, le indagini, i restauri, in AA.VV., L’archeologia si fa strada. Scavi, scoperte e tesori lungo le vie d’Italia, Soveria Mannelli 2017
In Sardegna, nel settembre 2009, nel corso di lavori Anas lungo la vecchia Strada Statale 125, tra i comuni di Quartu Sant’Elena e Quartucciu in località Gannì (CA), un mezzo meccanico di scavo intercettò due tombe contenenti scheletri umani. Lo scavo, subito predisposto dalla Soprintendenza, rivelò due ipogei funerari scavati nella roccia relativi alla cultura eneolitica Monte Claro (Età del Rame, III millennio a.C.).
L’importanza della scoperta fu subito evidente: si trattava di uno dei rarissimi contesti sigillati e integri riferibili a questa cultura. Ciò consentì di effettuare analisi e studi interdisciplinari che permisero di chiarire diversi aspetti della vita degli individui sepolti. La tomba I si componeva di due camere funerarie (T1 e T2) mentre la tomba II ne aveva una sola (T3).
Nella camera T2 era sepolto un nucleo familiare – un uomo, una donna e tre bambini – accompagnato da un raffinato corredo vascolare. La donna si distingueva per il possesso di un utensile in rame: gli oggetti metallici a quell’epoca erano molto preziosi e riservati a ristrette élites.
Altri dati interessanti permettono di farsi un’idea della posizione della donna all’interno della società. Dalle analisi sull’alimentazione emerge che l’accesso al cibo non era differenziato per sesso o età, ma piuttosto per gruppi familiari. È stato possibile individuare nella camera T1 un “forestiero”, proprio in base alla differente alimentazione che lo distingueva dal resto del gruppo (una donna e altri due uomini) e ne suggeriva una diversa provenienza. L’ipotesi è che sia stato accolto nel gruppo grazie al matrimonio con la donna, il che indicherebbe una società matrilocale (la coppia risiedeva presso il gruppo di origine della donna).
La Tomba II (T3) conteneva la sepoltura singola di una donna matura, il cui corpo era cosparso di ocra rossa. Si conosce un caso analogo a Sibiola-Serdiana: qui la defunta aveva anche un vasetto per bere, oggetto simbolo di potere. I segni distintivi che connotavano queste donne dovevano forse indicarne un particolare status. Nel caso di Gannì non restava traccia del corredo: tuttavia un vaso per bere fu recuperato in prossimità dello scavo.
Il motivo per il quale i defunti furono sepolti tutti insieme rimane sconosciuto: esclusa dalle analisi antropologiche la violenza, è stato ipotizzato un evento straordinario, come un’epidemia.
Al momento della morte le tombe dovevano essere già pronte: ciò presuppone un tipo di società strutturata, capace di organizzarsi per impartire ed eseguire comandi che rientravano in regole condivise.
NOTE