2000

La mobilità a idrogeno

Stazione di servizio a idrogeno Agip (fonte: Imagoeconomica)
Stazione di servizio a idrogeno Agip (fonte: Imagoeconomica)
Stazione di servizio a idrogeno Agip (fonte: Imagoeconomica)
Stazione di servizio a idrogeno Agip (fonte: Imagoeconomica)
Fiat Panda alimentata a idrogeno (fonte: Imagoeconomica)
Fiat Panda alimentata a idrogeno (fonte: Imagoeconomica)

A partire dai primi anni del 2000, la tecnologia delle autovetture elettriche era in grado di soddisfare le esigenze della mobilità urbana, garantendo autonomia e prestazioni in linea con i veicoli a benzina: considerando che il 60% dei guidatori europei percorre meno di 30 km al giorno (e più del 90% non supera i 100 km), appariva vincente la sostituzione dei veicoli a combustione interna con quelli elettrici

Nonostante questo, inizialmente le case automobilistiche hanno mantenuto un approccio timido verso il veicolo a batteria e, analogamente, le politiche europee si sono orientate più sulla ricerca di soluzioni a lungo termine, come ad esempio la possibilità di utilizzare combustibili rinnovabili come l’idrogeno e le biomasse, che sull’implementazione di motori basati su tecnologie già disponibili.

Negli anni ‘90 furono effettuate diverse ricerche sperimentali, in ambito sia accademico che aziendale, per l’utilizzo dell’idrogeno come fonte di energia alternativa. I sistemi propulsivi a idrogeno convertivano di fatto l’energia chimica di questo carburante in energia meccanica secondo due schemi fondamentali: bruciandolo in un motore a combustione interna (come accade per i razzi della NASA), oppure facendolo reagire con l’ossigeno in una pila a combustibile, chiamata “fuel cell”, così da produrre elettricità. La mobilità del futuro sarebbe così garantita da questo sistema, data l’assenza di emissioni e l’accessibilità della tecnologia necessaria per ottenere percorrenze degne di nota con un semplice rifornimento.

In questo settore si sono contraddistinte tre case automobilistiche, le giapponesi Honda e Toyota e la coreana Hyundai, che hanno messo sul mercato modelli di serie a idrogeno. Le tre case d’auto orientali sono riuscite, sfruttando i progressi tecnologici raggiunti, ad allestire veicoli spaziosi, abitabili e dotati di una buona autonomia. 

Il prototipo della “Honda FCX” (2007), automobile alimentata a celle di combustibile a idrogeno, è stato immesso sul mercato nel 2008 in Giappone e negli Stati Uniti.

Ma perché la rivoluzione dell’idrogeno possa compiere il suo corso manca il tassello più importante, quello della infrastrutture. In Europa, attualmente, ci sono un centinaio di stazioni di rifornimento con la grande H. In Italia ne esiste soltanto una a Bolzano, vicino al confine con Austria e Germania. Esiste tuttavia un piano europeo per portare in Italia 20 stazioni a idrogeno entro il 2020 e raggiungere il numero di 400 in Europa.

NOTE

lifegate.it, Tutto sull’auto a idrogeno. Cos’è, come funziona, i vantaggi e il futuro, 4 febbraio 2017;