Anas e l’interesse per l’ambiente nelle scelte progettuali
Negli anni ‘90 l’interesse per l’impatto ambientale della strada divenne un tema molto importante. Durante l’epoca post bellica, dedicata alla ricostruzione industriale e caratterizzata dallo sviluppo economico, la tutela dell’ambiente aveva avuto un ruolo marginale nelle politiche edili e infrastrutturali.
Per ambiente, in effetti, si identificava la natura, cioè il territorio caratterizzato da flora e fauna, la cui protezione si traduceva nella creazione di aree protette. Solo con lo sviluppo industriale e la crescita demografica si cominciò ad allargare il concetto di ambiente, includendo la qualità della vita delle persone, in relazione non solo alla salute fisica ma anche in rapporto con il contesto ambientale, urbano ed extraurbano.
Ciò che oggi viene comunemente chiamata Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) fu introdotta alla fine degli anni ‘60 negli Stati Uniti, a seguito dell’approvazione da parte del Congresso del National Environmental Policy Act; con un certo ritardo, nel 1985, anche l’Europa adottò tale procedimento, introducendolo nell’ordinamento comunitario con la direttiva del Consiglio n. 85/337/CEE.
Il primo Paese europeo ad applicare la nuova Direttiva europea fu l’Olanda. Solo negli anni ‘90 l’Italia affrontò questa tematica. Il Paese cercò fin da subito di attuare accorgimenti che riducessero gli effetti sull’ambiente, utilizzando materiali il più possibile idonei.
Una delle questioni era il rumore prodotto dal traffico: si trovò, proprio in questo decennio, una soluzione davvero innovativa che prevedeva l’installazione di pavimentazioni eufoniche cioè pavimentazioni che avevano, sotto agli strati superficiali resi porosi e drenanti da speciali materiali, degli strati inferiori con varie cavità; queste ultime permettevano ai rumori a bassa frequenza di disperdersi attenuando così il rumore in superficie.
Un altro problema era la resistenza del manto stradale ai carichi del traffico; si studiò così un duplice rivestimento: uno per uso extraurbano e uno da stendere in città.
Infine venne progettata una nuova struttura stradale, nata per la protezione dell’ambiente, chiamata “falsa trincea”. Questa invenzione permise poi negli anni di migliorare lo stato di inquinamento stradale integrando alle pavimentazioni dispositivi che aspirassero l’aria inquinata dal traffico per purificarla al 100%.
In un certo senso, se prima degli anni ‘70 si garantiva una forma di tutela ambientale utile a tamponare situazioni problematiche già in essere, dagli anni ‘90 in poi, con la diffusione della VIA, si imponeva una riflessione e una valutazione ante opera, anticipando impatti altrimenti irrecuperabili e quindi evitandoli prima che venissero prodotti.
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