La marcia dei quarantamila FIAT
In Italia, sul piano economico, la scena fu dominata dall’inflazione, ormai arrivata sopra il 20%, causata da una pesante recessione internazionale e dal conseguente dilagare della disoccupazione. Le aziende ristrutturavano e rinnovavano a ritmo accelerato, crescevano le eccedenze di manodopera, la cassa integrazione divenne uno strumento sempre più utilizzato dalle società che stavano attraversando un periodo di contrazione della produzione. Questi furono gli anni in cui i sindacati subirono le prime pesanti sconfitte.
Una delle più clamorose fu la “vittoria” riportata nel 1980 dalla FIAT che riuscì a imporre una pesante riduzione della manodopera, al fine di aumentare la produttività, a valle di una serie di duri scontri, manifestazioni operaie e barricate davanti gli stabilimenti FIAT nei mesi precedenti. L’8 maggio di quell’anno, la FIAT, che stava attraversando un periodo di grave crisi economica, propose la cassa integrazione a 78.000 operai per otto giorni. Lo scontro tra i lavoratori e l’azienda automobilistica si inasprì quando fu annunciata la messa in cassa integrazione di 24.000 dipendenti per 18 mesi, a cui si aggiunse il licenziamento di quasi 15.000 operai.
A questi interventi il sindacato rispose con lo sciopero, che paralizzò per ben 35 giorni la produzione, impedendo nei diversi stabilimenti FIAT l’accesso non solo dei lavoratori, ma anche delle merci; durante questo periodo di agitazioni, si organizzarono assemblee quotidiane in tutti gli stabilimenti con la partecipazione degli enti locali e dei rappresentanti dei partiti.
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