Frequenze libere
![28 luglio 1975 , la Corte Costituzionale sancisce la legittimità delle trasmissioni radiofoniche private, purché a diffusione locale. In breve fioriscono centinaia di nuove emittenti, prima delle quali è Radio Milano International (fonte: Ansa, La strada racconta, 2018)](https://muvias.it/wp-content/uploads/1-muvias-1970-1979_societa-box2-1976-Frequenze-libere.png)
Negli anni ’70 si assistette alla caduta del monopolio della TV di stato. Già il cambiamento era iniziato alla fine del decennio precedente quando nel nord Italia si cominciò a ricevere le trasmissioni delle emittenti dei paesi confinanti con Koper Capodistria, la televisione svizzera del Canton Ticino e Telemontecarlo.
Nel 1974 la Corte Costituzionale stabilì che i privati potevano trasmettere in ambito locale via cavo. Alcune radio cominciarono a trasmettere anche via etere (le radio pirata); quel periodo che va dall’illegalità della trasmissione via etere alla liberalizzazione dell’uso in ambito locale (sentenza n. 202 del 1976 della stessa Corte Costituzionale) è ben delineato nel film di Luciano Ligabue “Radio Freccia”.
Dal 1976 l’etere italiano si cominciò a popolare sia su FM (radio) che sulla banda VHF (televisioni) di emittenti private. Si registrò un grande aumento di prodotti radiofonici e televisivi e si aprì il campo alla pubblicità, che era il loro unico sostentamento.
Furono creati posti di lavoro e istituite nuove professionalità, sia tecniche sia giornalistiche. Ci fu un decisivo sviluppo delle tecnologie inerenti ricevitori, trasmettitori, telecamere, microfoni e banchi regia e gli istituti tecnici ebbero un boom di iscrizioni per preparare i futuri addetti al settore.
I palinsesti facevano entrare le realtà locali nelle case e si affermarono “nuovi personaggi” televisivi destinati a perdurare nei programmi dei decenni a venire.
Le programmazioni erano le più varie: dall’ippica alle trasmissioni musicali di dediche, dagli approfondimenti dei fatti locali alle finte dirette degli eventi (si registrava e poi, di corsa, si portava il nastro in sede per essere trasmesso). Tempi pionieristici in cui l’ingegno italico e l’arte d’arrangiarsi erano fondamentali per avere risultati laddove la tecnologia ancora non era troppo presente.Le trasmissioni erano per lo più autoprodotte e solamente un paio di anni dopo si formarono catene di emittenti che acquistavano in gruppo film, telefilm e produzioni confezionate.
Nella seconda metà del decennio cominciarono ad apparire le prime TV a colori, con il conseguente adeguamento, da parte delle emittenti, dei mezzi tecnici e delle scenografie, che da minimaliste diventarono via via più elaborate e colorate.