Frequenze libere
Negli anni ’70 si assistette alla caduta del monopolio della TV di stato. Già il cambiamento era iniziato alla fine del decennio precedente quando nel nord Italia si cominciò a ricevere le trasmissioni delle emittenti dei paesi confinanti con Koper Capodistria, la televisione svizzera del Canton Ticino e Telemontecarlo.
Nel 1974 la Corte Costituzionale stabilì che i privati potevano trasmettere in ambito locale via cavo. Alcune radio cominciarono a trasmettere anche via etere (le radio pirata); quel periodo che va dall’illegalità della trasmissione via etere alla liberalizzazione dell’uso in ambito locale (sentenza n. 202 del 1976 della stessa Corte Costituzionale) è ben delineato nel film di Luciano Ligabue “Radio Freccia”.
Dal 1976 l’etere italiano si cominciò a popolare sia su FM (radio) che sulla banda VHF (televisioni) di emittenti private. Si registrò un grande aumento di prodotti radiofonici e televisivi e si aprì il campo alla pubblicità, che era il loro unico sostentamento.
Furono creati posti di lavoro e istituite nuove professionalità, sia tecniche sia giornalistiche. Ci fu un decisivo sviluppo delle tecnologie inerenti ricevitori, trasmettitori, telecamere, microfoni e banchi regia e gli istituti tecnici ebbero un boom di iscrizioni per preparare i futuri addetti al settore.
I palinsesti facevano entrare le realtà locali nelle case e si affermarono “nuovi personaggi” televisivi destinati a perdurare nei programmi dei decenni a venire.
Le programmazioni erano le più varie: dall’ippica alle trasmissioni musicali di dediche, dagli approfondimenti dei fatti locali alle finte dirette degli eventi (si registrava e poi, di corsa, si portava il nastro in sede per essere trasmesso). Tempi pionieristici in cui l’ingegno italico e l’arte d’arrangiarsi erano fondamentali per avere risultati laddove la tecnologia ancora non era troppo presente.Le trasmissioni erano per lo più autoprodotte e solamente un paio di anni dopo si formarono catene di emittenti che acquistavano in gruppo film, telefilm e produzioni confezionate.
Nella seconda metà del decennio cominciarono ad apparire le prime TV a colori, con il conseguente adeguamento, da parte delle emittenti, dei mezzi tecnici e delle scenografie, che da minimaliste diventarono via via più elaborate e colorate.