Giuseppe Scaramuzzi
Il “padre” dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, Giuseppe Scaramuzzi (Bari, 1927 – Roma, 2010), dopo essersi laureato in ingegneria nel capoluogo pugliese, prestò servizio nel Genio Aeronautico Ruolo Ingegneri, svolgendo nel contempo attività di assistenza universitaria in materie strutturali, fino al 1956, quando vinse il concorso che lo portò in ANAS, presso il Compartimento di Bari.
Nel 1964 il Direttore Generale dell’ANAS Rinaldi lo chiamò a guidare il nuovo Ufficio Speciale di Cosenza per l’Autostrada Salerno-Reggio Calabria. Rinaldi confidava nelle valide e giovani risorse dell’azienda per portare a termine la nuova autostrada, considerata fuori e dentro al Ministero e all’Azienda una missione impossibile.
Oltre alla scarsezza di risorse economiche, inadeguate rispetto alle necessità dell’opera autostradale più impegnativa del dopoguerra, c’era da superare infatti anche l’ostacolo dell’inaccessibilità dei luoghi. Scaramuzzi fu spesso costretto a recarsi nelle future aree di cantiere con l’elicottero, e dovette prendere su due piedi decisioni nodali per il prosieguo e le sorti dei lavori. Grazie alla sua chiarezza di visione, l’ingegnere si rivelò fin da subito un fine risolutore di problemi tecnici e un ottimo organizzatore. Tutto senza perdere quella pacatezza che lo contraddistingueva.
L’impostazione che l’ingegnere aveva dato alla realizzazione della nuova autostrada fu il faro che ne guidò i successivi lavori. Nonostante l’assenza di costanti finanziamenti vennero realizzate opere da primato, come il Viadotto Sfalassà e il Viadotto Italia, rimasto a lungo il più alto d’Europa. Scaramuzzi divenne in seguito Ispettore Generale competente per l’Autostrada Salerno-Reggio Calabria e, dopo aver rivestito altri incarichi, concluse la sua prestigiosa carriera in ANAS alla guida della Direzione Centrale Ispettiva delle Autostrade in Concessione, ove lasciò ancora il segno con la sua competenza tecnica.
Alla sua scomparsa, avvenuta il 25 maggio 2010, è stato ricordato che Scaramuzzi amava sintetizzare la giornata o il momento vissuti con una citazione latina. Sunt lacrimae rerum, “le lacrime delle cose” di Virgilio, sembra sia stata l’ultima.
NOTE