1963

Gli idoli della società dei consumi: Andy Warhol

Andy Warhol: Campbell Soup, 1962-1964.
Andy Warhol: Campbell Soup, 1962-1964.
Andy Warhol: Silver Car Crash (Double Disaster), serigrafia del 1963 (fonte: nytimes.com)
Andy Warhol: Silver Car Crash (Double Disaster), serigrafia del 1963 (fonte: nytimes.com)

Eccentrico e spesso criticato per l’immagine trionfale del consumismo nelle sue opere, Andy Warhol è considerato uno dei più grandi geni artistici del Novecento. Nacque a Pittsburgh il 6 agosto 1928. Il suo talento artistico si manifestò in diversi campi di applicazione: fu noto come grafico pubblicitario, pittore, scultore, sceneggiatore, produttore, regista, direttore della fotografia, montatore e attore. A New York lavorò come grafico pubblicitario presso alcune riviste e fondò la “Factory”, un’officina di lavoro collettivo dove si svolgevano le attività artistiche e mondane del gruppo della Pop Art, proponendosi di fatto come imprenditore dell’avanguardia creativa di massa.

I primi anni ‘60 furono fondamentali per la sua produzione artistica, che puntava lo sguardo sulla società del consumismo, di cui egli stesso si proponeva come integrato e consumatore. Agli inizi del decennio Warhol creò i primi dipinti basati sui fumetti (Dick Tracy, Superman, Braccio di Ferro) e sulle immagini pubblicitarie (la Coca Cola). Da Marilyn Monroe a oggetti comuni come i barattoli della Campbell Soup, da Elvis al logo del dollaro “$”, i suoi quadri-serigrafie divennero presto “icone” simbolo dell’arte e della cultura americana.

Altre immagini dei media, temi più scottanti della cronaca come gli incidenti automobilistici e le esecuzioni della serie “Death and Disasters”, erano raffigurati con giustapposizioni di fotogrammi uguali o di diversa intensità cromatica o luminosa, in modo da affievolire la forza d’urto iniziale del dramma attraverso la ripetizione seriale. La serigrafia su tela, oltre a permetterne la vendita in numerosi esemplari, spogliava l’immagine del suo ambiente naturale, quello del consumo, riducendola a un puro segno grafico spiccatamente pubblicitario. 

La psicologia individuale era così annullata in queste rappresentazioni, inespressive come un lavoro che si ripete sempre allo stesso modo. “Tutti si rassomigliano e agiscono allo stesso modo, ogni giorno che passa di più. Penso che tutti dovrebbero essere macchine. Penso che tutti dovrebbero amarsi. La pop art è amare le cose. Amare le cose vuol dire essere come una macchina perché si fa continuamente la stessa cosa. Io dipingo in questo modo perché voglio essere una macchina e sento che quando faccio una cosa e la faccio come se fossi una macchina ottengo il risultato che voglio”. Così dichiarava Andy Warhol su Art News nel 1963.

Andy Warhol morì a New York il 22 febbraio 1987 per complicazioni post-operatorie alla cistifellea. Dopo la morte divenne il secondo artista più comprato e venduto al mondo dopo Pablo Picasso.