Benigno Zaccagnini
Medico e partigiano, Benigno Zaccagnini (Faenza, 1912 – Ravenna, 1989) negli anni del regime era stato giovane dirigente di associazioni cattoliche, scegliendo fin dal 1934 la militanza antifascista.
Laureatosi in medicina nel 1937 e specializzatosi in pediatria, durante la Seconda Guerra Mondiale prestò servizio come ufficiale medico nei Balcani. Tornato in Italia, nel 1943 entrò nella Resistenza col nome di “Tommaso Moro”, unendosi alla Brigata Garibaldi “Ravenna”, e nel marzo 1944 fu chiamato a presiedere il Comitato di Liberazione Nazionale provinciale di Ravenna.
Dopo la guerra Zaccagnini divenne segretario della sezione ravennate della Democrazia Cristiana (DC) e nel 1946 fu eletto nell’Assemblea Costituente. Dal 1948 entrò alla Camera dei Deputati, iniziando una carriera politica che lo portò a ricoprire importanti ruoli di governo, come quello di Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale (1958-1960) e di Ministro dei Lavori Pubblici (1960-1962). Negli anni seguenti Zaccagnini preferì incarichi parlamentari o di partito: da Presidente del Consiglio Nazionale della DC, ruolo che ricoprì dal 1969 al 1975, riuscì a portare il suo partito alle elezioni politiche del 1976 ottenendo un risultato migliore del Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer.
Tuttavia la carriera politica di Zaccagnini subì una dura e drammatica battuta d’arresto in seguito al rapimento e all’assassinio di Aldo Moro. Zaccagnini era un sostenitore della “linea della fermezza” nei confronti dei terroristi. La tragica fine dell’amico lo colpì sia umanamente che politicamente; la sua figura si indebolì anche a seguito della pubblicazione di alcune lettere di Moro in cui era definito “il più fragile segretario nazionale che abbia mai avuto la DC”.
Dal 1980 Zaccagnini non accettò più alcun incarico istituzionale e pochi anni dopo si spense a Ravenna, il 5 novembre 1989, per un arresto cardiaco.
Alla morte di “Zac”, come era soprannominato Zaccagnini, “Un riformista con l’animo del rivoluzionario” (dal titolo della biografia scritta da Corrado Belci), l’orazione funebre fu tenuta da Arrigo Boldrini, detto “Bulow” (Ravenna, 1915 – 2008), capo partigiano comunista e suo grande amico.
Sulla sua casa di Ravenna una lapide ne ricorda “l’apostolato nell’Azione cattolica, per la frontiera della Libertà nella Resistenza, per la politica come servizio nel Paese”. Alcune strade gli sono intitolate a Ravenna, Faenza, Brisighella e in altri comuni. Porta il suo nome l’Istituto, fondato nel 1977 a Bologna, che è considerato una delle realtà più attive nello sviluppo scientifico della professione di ottico e optometrista.
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