La musica: le traduzioni dei grandi successi
La musica leggera nell’Italia degli anni ‘60 risentì molto delle influenze estere. Si pensi all’invasione di cantanti stranieri come Mal, Rocky Roberts, Antoine e Paul Anka.
Si usava in quegli anni tradurre più o meno letteralmente le canzoni internazionali di successo: “Pregherò” di Adriano Celentano per “Stand by me” di Ben E. King, “Tutto nero” di Caterina Caselli per “Paint it black” dei Rolling Stones, “Senza luce” dei Dik Dik per “A whiter shade of pale” dei Procol Harum, per citarne solo alcune. Addirittura alcuni dei gruppi o cantanti internazionali di maggior fama cantavano in prima persona in italiano, come gli Stones che fecero la versione italiana di “As tears go by” tradotta da Dante Panzuti intitolandola “Con le mie lacrime”; oppure David Bowie, che, aiutato dalle parole di Mogol, propose la versione italiana di “Space Oddity” con il titolo di “Ragazzo solo, ragazza sola”. D’altra parte la scuola dei parolieri italiani come Franco Migliacci, che sfornava successi per Domenico Modugno, Gianni Meccia, Gianni Morandi, Rita Pavone e Nada, riempiva l’Italia di parole e canzoni indimenticabili.
Gli anni delle canzonette estive di Edoardo Vianello e Nico Fidenco fecero spazio, nella seconda metà del decennio, ai primi cantautori che si ispiravano ai mostri sacri del folk americano come Bob Dylan, Woody Guthrie e Johnny Cash. Fra questi si ricorda Francesco Guccini, che prima scriveva per Nomadi ed Equipe 84 e poi cominciò a interpretare i suoi pezzi, fra cui nel suo primo album “Folk beat n. 1” comparivano ben due canzoni con riferimenti alla strada: “Statale 17” e “Canzone per un’amica (in morte di S.F.)”, dove narra di un incidente avvenuto a 10 km dal casello di Reggio Emilia in cui morì la sua amica Silvana.
Spiccò fra gli italiani il sodalizio Battisti-Mogol, che sfornò fino agli anni ‘70 molti indimenticabili successi.
La musica in Italia conobbe il “Cantagiro”, manifestazione itinerante che portava i beniamini in giro per il Paese in un concorso canoro e che, nel decennio successivo, ebbe come superstiti i Led Zeppelin al Vigorelli con quella che rimarrà nella storia della musica italiana come la “battaglia del Vigorelli”, a causa di disordini fra le forze dell’ordine e gli spettatori.
Negli anni ‘60 i big internazionali erano già approdati in Italia; ricordiamo fra tutti i Beatles al velodromo Vigorelli di Milano nel 1965 e i Rolling Stones al Palasport di Roma nel 1967.