1955

Giuseppe Romita

Il Ministro dell’Interno Giuseppe Romita comunica i risultati del referendum (fonte: Ansa, “La strada racconta”, 2018)
Il Ministro dell’Interno Giuseppe Romita comunica i risultati del referendum (fonte: Ansa, “La strada racconta”, 2018)

Nonostante le modeste origini, Giuseppe Romita (Tortona, 1887 – Roma, 1958) si laureò in ingegneria al Politecnico di Torino, pagandosi gli studi con lezioni serali di matematica. Repubblicano, anticlericale e antimilitarista, si era iscritto nel Partito Socialista Italiano a 16 anni, iniziando una militanza politica che, intrecciandosi alla sua professione, segnò tutta la sua vita.

Eletto per due volte nelle file socialiste, dopo l’affermazione del fascismo e lo scioglimento dei partiti nel 1926, Romita cominciò un ventennio di lotta semiclandestina che gli procurò diversi arresti e condanne al confino, nonché la periodica radiazione dall’albo degli ingegneri che gli rese difficile esercitare la libera professione. Per lavorare si stabilì allora a Roma, rimanendo comunque un sorvegliato speciale fino alla caduta del fascismo.

Dopo la guerra, da Ministro dell’Interno, Romita legò il suo nome al referendum del 2 giugno 1946, da lui tenacemente voluto, in quanto “[…] La Repubblica non poteva nascere nel chiuso dell’Assemblea dove rischiava di essere oggetto di mercanteggiamenti parlamentari e di presentarsi agli italiani, se pure vi fosse riuscita, come il prodotto di una combinazione astratta e astrusa. In più, proprio perché parte dei monarchici voleva il referendum, la Repubblica non poteva nascere rifiutando di battersi. Si doveva osare […]”,come ricordava anni dopo (La Stampa, 15 marzo 1958).

L’ingegnere fu chiamato da De Gasperi al Ministero dei Lavori Pubblici, dal quale promosse la veloce ricostituzione dell’Azienda Nazionale Autonoma delle Strade Statali (ANAS), cui venne affidato il ripristino della viabilità del Paese.

Eletto nuovamente alla Camera nel 1953, riprese il Ministero dei Lavori Pubblici. Nei tre anni di incarico (febbraio 1954 – maggio 1957) Romita riuscì caparbiamente ad avviare i progetti per la creazione di una efficiente rete di infrastrutture che risultarono determinanti per l’avvio del “miracolo italiano” del quinquennio 1958-1963: costruzione di acquedotti, rafforzamento del sistema portuale, edificazione delle case popolari, ma soprattutto il piano autostradale. La legge n. 463 del 1955, conosciuta anche come Piano Romita, produsse, in un decennio, il decuplicamento della rete autostradale italiana e l’avvio di un nuovo settore dell’economia, quello delle concessionarie di gestione autostradale, che ancora oggi contribuisce all’efficienza del sistema-Paese.

Romita non assistette alle realizzazioni della sua politica di lavori pubblici, poiché il 15 marzo 1958 venne stroncato da un collasso cardiaco mentre usciva da casa per recarsi in Parlamento.

NOTE

La Stampa, 15 marzo 1958, citato in Fornaro F., Giuseppe Romita e la battaglia per la Repubblica, Milano, Angeli, 1996;
isral.it (sito dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria “Carlo Gilardenghi”);
interno.gov.it, Giuseppe Romita;
treccani.it, Giuseppe Romita