La moda del dopoguerra
Il decennio che vede la fine del secondo conflitto mondiale è caratterizzato, sul piano della moda femminile, da vestiti votati alla sobrietà e alla praticità. Lo stile degli anni ‘40 rispecchiava dunque l’austerity e i sacrifici a fronte di un decennio segnato dalla guerra e dalla rinascita, da privazioni e dalla ricostruzione.
I tessuti pregiati come lana e nylon erano necessari per confezionare le divise dei soldati, quindi le case di moda erano costrette a ripiegare su tessuti sintetici come il rayon, puntando inoltre sul riciclo e creando abiti da donna e bambino partendo dalle uniformi inviate al fronte. Linee dritte, capi squadrati e tailleur-divisa erano i dettami di una moda che sembrava voler uniformare lo stile della donna a quello del soldato al fronte.
Star come Marlon Brando, James Dean ed Elvis Presley lanciarono dall’America di quegli anni l’uso del jeans, che giunse in Europa insieme al prestigio delle truppe armate americane vincitrici, che li indossavano nel tempo libero, e con i turisti americani.
Infine, il 12 settembre 1947, Christian Dior presentò alla stampa, all’età di 42 anni, la sua prima collezione. A due anni dalla fine della guerra il “New Look” di Dior restituì alle donne il gusto per la leggerezza e l’arte di piacere, abbandonando la cupezza delle uniformi. “Volevo che gli abiti fossero costruiti” affermava, “modellati sulle curve del corpo femminile del quale avrebbero stilizzato le forme. Sottolineavo la vita e il volume dei fianchi, mettevo in evidenza il petto. Per dare più struttura ai miei modelli feci foderare quasi tutti i tessuti di percalle o di taffetà, riprendendo così una tradizione da tempo abbandonata”. Il “tailleur bar” divenne l’icona del New Look, modellato fino al busto sul corpo della donna e con la gonna svasata per un incedere flessuoso. Gli accessori erano guanti neri, cappellino e scarpe raffinate e longilinee.