La ricostruzione stradale del dopoguerra
Alla fine della seconda guerra mondiale, l’entità dei danni infrastrutturali e mobiliari si aggirava intorno a 3.200 miliardi di lire. Le devastazioni causate dai bombardamenti aerei e dai combattimenti con l’artiglieria pesante avevano reso impraticabile il sistema dei trasporti su strada, ferrovia e via mare, avendo colpito ponti, porti e carreggiate. L’apparato industriale risultava danneggiato ma limitatamente ad alcune strutture, grazie anche all’intervento partigiano; diversa la situazione per il comparto siderurgico, fortemente colpito; gravi danni si registrarono anche nella produzione agricola, specialmente nell’Italia centrale.
La rete viaria fu duramente colpita: più di 1.400 ponti distrutti e oltre 14.700 chilometri di strade danneggiate. Disastrose le condizioni delle maggiori città italiane sia rispetto a edifici pubblici e privati, sia per le vie di comunicazione. Nella rete ferroviaria i danni furono più circoscritti: il 62% risultò indenne e così il 50% del materiale rotabile. L’industria meccanica era in grado di recuperare rapidamente i numeri della situazione prebellica.
La difficile ricostruzione infrastrutturale e civile, avvenuta in breve tempo tra il 1945 e il 1950, attinse ai fondi stanziati dal piano di aiuti economici statunitense: l’European Recovery Program (ERP), detto anche Piano Marshall, dal nome del suo promotore.
Per gestire tale ricostruzione fu necessario ricostituire l’Azienda delle strade, dismessa nel 1944 con il Decreto Luogotenenziale 29 settembre 1944 n. 377, al fine di favorire la gestione diretta del sistema autostradale da parte del Ministero dei Lavori Pubblici. Così, due anni più tardi, con il Decreto Legislativo Presidenziale 27 giugno 1946 n. 38, si costituì l’Azienda Nazionale Autonoma delle Strade Statali (ANAS). Ad essa furono affidati la ristrutturazione, l’ammodernamento e l’ampliamento della rete stradale e autostradale, che si conclusero nel 1954.
Nel 1947 rinacque il Corpo della Milizia della Strada con il nome di Polizia Stradale, che garantiva “la prevenzione e l’accertamento dei reati lungo le pubbliche strade, l’osservanza della disciplina della circolazione e il controllo sui mezzi circolanti, le segnalazioni relative alla sicurezza della viabilità, le operazioni per i soccorsi automobilistici e la vigilanza per la conservazione del demanio stradale” (art. 1 del Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato 26 novembre 1947 n. 1.510).
Anche l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), allargando i settori di intervento infrastrutturale, contribuì a risollevare il Paese nel dopoguerra e negli anni a venire. Telefonia, elettricità, trasporti marittimi, trasporti aerei furono i quattro settori in cui era impegnato l’ente che sostennero l’importante sforzo di infrastrutturazione a rete del Paese.