La nascita del Neorealismo
La fine della guerra e la Liberazione diedero il via ad una serie di cambiamenti nella società italiana. Esplose impellente l’esigenza di realizzare un cinema nuovo, che raccontasse la realtà, senza i limiti imposti dalla censura fascista, il più possibile aderente a quanto stava accadendo in Italia in quel periodo. Movimento, scuola, stagione culturale e artistica, il Neorealismo diventerà uno dei punti di riferimento per tutta la storia del cinema mondiale.
I set del cinema diventarono così le strade e gli ambienti della vita reale, anche perché le infrastrutture degli studios erano in gran parte distrutte. Erano privilegiati spesso i campi totali e i campi lunghi, per rendere la complessa realtà sociale in cui erano immersi i protagonisti e aumentarne il senso di solitudine. I film riflettevano soprattutto sui cambiamenti generati dalla situazione economica e morale del dopoguerra italiano e sui sentimenti del popolo oscillanti tra frustrazione e speranza, povertà e voglia di riscatto.
I registi neorealisti puntavano lo sguardo sulle classi disagiate e lavoratrici, con lunghe riprese sullo sfondo delle città devastate dalla guerra, e utilizzavano spesso attori non professionisti che riuscivano a rivestire il film di un incredibile senso di autenticità. È il caso di “Ladri di biciclette”, uno dei più grandi capolavori di Vittorio De Sica, con attori non professionisti del popolo. Il film raccontava la Roma del 1948, protagonista della vicenda insieme al prezioso mezzo di trasporto e ai personaggi principali; era una città devastata dalla guerra, appena in cammino verso la ricostruzione. I colpi della guerra erano stati più forti sulle famiglie povere, circondate dall’indifferenza generale di altra misera gente che faceva ciò che poteva per arrangiarsi. La storia di Antonio, il protagonista, era quella storia della dura realtà italiana del dopoguerra, una storia di disgregazione sociale e precarietà lavorativa.
Oltre a Roberto Rossellini, considerato il “padre del neorealismo”, altri importanti autori di questo periodo furono Luchino Visconti e lo stesso Vittorio De Sica. I registi neorealisti fecero diventare stile cinematografico la povertà di mezzi a disposizione (scarsità di mezzi tecnici e finanziamenti): era assente ogni retorica, mentre il racconto era ridotto all’essenza dei fatti.
Non solo i cineasti e i registi ma anche gli intellettuali sentivano il bisogno di una radicale rottura con gli schemi pre-impostati dal fascismo nelle forme di comunicazione e la necessità di uno stile e una poetica totalmente diversi in grado di far maturare negli spettatori una nuova coscienza civile.