1937

Infrastrutture nelle colonie

Lavori per la realizzazione della Strada Imperiale n 1, Strada di Dogali (Archivio storico Anas)
Lavori per la realizzazione della Strada Imperiale n 1, Strada di Dogali (Archivio storico Anas)
Strada Imperiale n 1, Strada di Dogali - Ponte di Dogali (Archivio storico Anas)
Strada Imperiale n 1, Strada di Dogali - Ponte di Dogali (Archivio storico Anas)
Strada Imperiale n 2 Asmara – Addis Abeba (Strada della Vittoria), 1937 (Archivio storico Anas)
Strada Imperiale n 2 Asmara – Addis Abeba (Strada della Vittoria), 1937 (Archivio storico Anas)
Strada Imperiale n 2, Strada del Lago Tana – muraglione di sostegno (Archivio storico Anas)
Strada Imperiale n 2, Strada del Lago Tana – muraglione di sostegno (Archivio storico Anas)
Strada Imperiale n 3, Strada per Decamerè – Ponte sul fiume Zerima (Archivio storico Anas)
Strada Imperiale n 3, Strada per Decamerè – Ponte sul fiume Zerima (Archivio storico Anas)
Cantiere della S.A. Puricelli (Archivio storico Anas)
Cantiere della S.A. Puricelli (Archivio storico Anas)

Durante il fascismo gli ingegneri dell’AASS realizzarono migliaia di chilometri di strade e nuove infrastrutture nelle colonie in Africa, Albania e nelle isole del Dodecaneso.

In Libia il governatore Italo Balbo promosse la costruzione della Litoranea Libica, una strada bitumata che scorre tuttora per 1.822 km, dalla Tunisia all’Egitto, lungo tutto il Paese. La sua posizione panoramica avrebbe dovuto favorirne la funzione turistica, oltre che politico-militare. Circa 800 km furono costruiti ex novo per congiungere tra loro i tronconi realizzati negli anni precedenti. Migliaia di operai italiani e libici lavorarono alla costruzione del tracciato attraverso il deserto. Realizzata in rilevato, per proteggerla dalle sabbie, la strada fu inaugurata nel 1937, un anno e mezzo dopo l’avvio dei cantieri. 

Nel 1936 l’Etiopia fu annessa all’Impero come Africa Orientale Italiana (AOI) insieme a Somalia ed Eritrea. All’indomani della conquista Mussolini varò subito un programma per la costruzione di strade volto a valorizzare e controllare la nuova colonia, che costrinse l’Italia a uno sforzo economico e logistico enorme. 

Le piste sterrate, impraticabili nella stagione delle piogge e inadatte al transito dei veicoli a motore andavano trasformate in moderne strade “bitumate provviste di tutte le opere d’arte necessarie ad assicurare il traffico in ogni stagione e per qualsiasi esigenza”(Comunicato di Mussolini del 19 maggio 1936, citato in Cecini S. , 2007). Nove “strade fondamentali”, da realizzarsi in tempi strettissimi, avrebbero dovuto assicurare i collegamenti tra la capitale Addis Abeba, gli altri centri e il mare. L’AASS coordinava i lavori da un ufficio tecnico in loco. 

Migliaia di operai italiani – nel giugno 1937 si toccarono le 63.530 unità – giunsero in AOI, vivendo e lavorando, coadiuvati dagli operai indigeni, in condizioni durissime.

Oltre alla manodopera erano importati dall’Italia anche materie prime, mezzi e viveri, che dovevano raggiungere i cantieri sparsi per il Corno d’Africa nella quasi totale assenza di strade. Le difficoltà nei trasporti, oltre a portare all’aumento dei costi di costruzione, imposero anche una rigida limitazione all’uso del ferro. Le opere furono quindi realizzate sfruttando la pietra locale o, dove necessario, il cemento, poco o per nulla armato. Tali avversità, aggravate dalle piogge che impedivano il lavoro per mesi e dalla guerriglia dei partigiani etiopi, non bloccarono comunque i lavori che si completarono a giugno del 1939.

NOTE

Cecini S., La realizzazione della rete stradale in Africa orientale italiana (1936-41), in Dimensioni e problemi della ricerca storica 1, 2007