Alberto Beneduce
Alberto Beneduce (Caserta, 1877 – Roma, 1944) laureatosi in Matematica a Napoli nel 1902, partecipò alla prima guerra mondiale come Ufficiale. Dopo il conflitto si distinse per le sue capacità in ambito finanziario tanto da organizzare e amministrare una serie di istituti pubblici
quali l’INA (1912), l’Opera nazionale Combattenti (1917), il Crediop (1919), l’Istituto di Credito per le Imprese di Pubblica Utilità (1924). Collaborò alla creazione dell’Istituto nazionale dei cambi con l’Estero, insieme a Bonaldo Stringher (Udine 1854 – Roma 1930).
In ambito politico Beneduce rivestì ruoli come deputato (1919-21) e Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale (1921-22) nel I Governo Facta.
Ebbe un ruolo di prim’ordine nella fase successiva alla crisi economica e finanziaria del 1929 che colpì molti Paesi europei, tra cui l’Italia. A lui si deve l’istituzione dell’IMI, Istituto Mobiliare Italiano (1931), con il compito di assicurare i finanziamenti di medio-lungo periodo dello Stato, e dell’IRI (1933), Istituto per la Ricostruzione Industriale, che acquisì le partecipazioni azionarie delle banche in difficoltà. Quest’ultimo creato insieme al Ministro delle Finanze Guido Jung (Palermo, 1876 – Palermo, 1949) e a Donato Menichella (Biccari, 1896 – Roma, 1984). Entrambi gli istituti erano necessari per ricostruire il Paese fortemente segnato dalla guerra. La loro fondazione aveva alla base un’ideologia di tipo privatistico che non doveva essere influenzata dalla politica: Beneduce, infatti, stabilì molti rapporti anche con gli industriali privati affinché supportassero la causa della rinascita del Paese. Fu anche consigliere d’amministrazione di grandi aziende italiane come FIAT, Pirelli, Montecatini, Edison e Generali.
Beneduce fu inoltre uno degli ispiratori della legge bancaria del 1936, insieme a Menichella, la quale definiva la Banca d’Italia “Istituto di diritto pubblico” affidandole compiti di emissione e non più di concessione; gli azionisti privati vennero espropriati delle loro quote in Banca d’Italia, che furono riservate a enti finanziari di rilevanza pubblica; alla Banca fu proibito lo sconto diretto agli operatori non bancari, sottolineando così la sua funzione di banca delle banche.
Nel 1939 venne nominato senatore del Regno lasciando così la presidenza dell’IRI.
NOTE