Il Cinegiornale e la società degli anni ’30
A partire dal 1927 e fino al 1945 vennero prodotti i cinegiornali, cortometraggi di attualità e informazione proiettati nelle sale cinematografiche prima dell’inizio dello spettacolo, della durata di circa 10 minuti, con un taglio documentaristico o di reportage. Notizie di costume, sport, spettacolo, moda e politica erano raccontate in modo leggero.
Il cinegiornale italiano storicamente più significativo fu quello di regime prodotto dall’Istituto Luce: il Giornale Luce. La grandezza e il carisma del duce, i record aerei e i primati navali, l’aumento di produttività dell’industria e del grano nei campi, il prestigio internazionale furono i temi più ricorrenti. Tutto era teso a celebrare l’immagine di una Italia moderna e fiera, pronta a usare la sua forza rivoluzionaria contro tutto.
Il cinegiornale scomparve nel corso degli anni ‘70, con la diffusione capillare della televisione come strumento di comunicazione di massa.
I filmati dell’Istituto Luce di questi anni sovente mostravano la società benestante della borghesia al mare, o nelle ancora elitarie automobili su strada. Correre in automobile era uno dei sogni proibiti per chi guadagnava meno di mille lire al mese; le autovetture erano ammirate dai più durante le esposizioni. Un’Isotta Fraschini era al di là della portata dei sogni, così come la Bugatti era un mezzo per principi e divi del cinema. Tuttavia l’era dei motori contagiò chiunque, persino i figli della Lupa, i Balilla e le piccole italiane, che si misuravano nella guida di automobili a pedali, senza benzina, in gare di paese. La Fiat 508, nota come “Balilla”, era l’auto per tutti, come sosteneva la pubblicità, simbolo di riscatto sociale: costava 19.500 lire, quanto 15 mesi di stipendio di fascia medio-alta.