La nascita della prima Autostrada
Nel 1920 l’imprenditore Piero Puricelli (Milano, 1883 – 1951), già noto in quegli anni per aver costruito l’Autodromo di Monza in soli 100 giorni, focalizzò la sua ricerca sulla tecnica stradale e su quella che sarebbe stata un’idea avveniristica: l’autostrada. Essa era intesa come “via per sole automobili”, riservata al traffico veloce, non adatta perciò a carri, carrozze, biciclette o pedoni.
Puricelli era convinto che il veicolo a traino animale, fortemente in uso, sarebbe stato presto sostituito da quello a trazione a motore, quindi cominciò a studiare una nuova modalità di transito. Era inoltre conscio del fatto che “l’autostrada dovrà farsi solamente ove siano le condizioni di ambiente e di traffico” motivanti la spesa economica da sostenere. Per tale ragione si concentrò sulle strade provinciali Milano-Varese, Milano-Como e Milano-Lago Maggiore, mete del turismo dei Milanesi e quindi trafficate.
Prese dunque il via, nel 1922, il progetto della cosiddetta Milano-Laghi, insieme alla volontà di “creare nel nostro Paese una coscienza stradale” al fine di diffondere la consapevolezza che una migliorata situazione stradale avrebbe avuto ripercussioni positive sulla diffusione dell’automobile, nell’intensificarsi degli scambi, dei commerci, del turismo; ciò avrebbe alleviato anche la disoccupazione e diminuito gli incidenti.
Nonostante i ritardi burocratici e legali Puricelli portò a compimento il progetto in appena 15 mesi. Il 21 settembre del 1924 venne inaugurato a Lainate il primo tratto, da Milano a Varese (A8). Il nastro fu tagliato dalla Lancia Trikappa di Puricelli con a bordo re Vittorio Emanuele III, accompagnato da Puricelli, seguita da un lungo corteo di automobilisti invitati per l’occasione. Tra essi il cronista del quotidiano La Tribuna di Roma, che scrisse “Viaggio attraentissimo su un cemento liscio come un parquet, senza callaie insidiose o ciclisti o simili da mandare all’altro mondo…”.
Complessivamente i lavori costarono 90 milioni di lire e resero necessari 3.000 espropri; la nuova strada era a una sola corsia per senso di marcia e a una sola carreggiata, larga dagli 11 ai 14 metri di cui 8 o 10 pavimentati. Non c’era un vero e proprio casello di entrata, ma il pagamento del pedaggio avveniva nell’area di servizio e sosta, che era obbligatoria; il costo nel 1925 era di 9 lire per le moto e 20 per i veicoli con più di 26 cavalli, e l’orario di percorrenza era dalle 6 del mattino all’una di notte.