Il cantoniere, “sentinella” della strada
Le case cantoniere
Correva l’anno 1820. All’ingegnere Giovanni Antonio Carbonazzi (Felizzano, 1808 – 1867) “dava un enorme fastidio quel sussultare delle ruote della sua carrozza sempre nello stesso punto, lungo la Grande Strada Reale, a pochi chilometri da Cagliari” (lestradedellinformazione.it, 2 dicembre 2009).
L’incarico che gli era stato affidato prevedeva la realizzazione della strada che collegava Cagliari e Sassari.
Carbonazzi era solito affermare che “una strada senza cantonieri era come un ospedale senza medici” ma l’istituzione della figura del cantoniere tardava ad arrivare, finché la “sentinella” di strada divenne una realtà stabile con l’istituzione del Corpo dei cantonieri. In esso si organizzava l’attività degli operai a cui veniva affidato un tratto di strada chiamato cantone. Per essere nominati cantonieri bisognava essere cittadini del Regno di Sardegna, dotati di moralità, di sana e robusta costituzione, saper leggere e scrivere e non aver superato il 35° anno di età. Nel 1830 il Regio Editto confermò la rilevanza di questa figura professionale; lo stesso Re Carlo Felice (Torino, 1765 – 1831) si espresse positivamente sull’utilità del nuovo corpo.
I cantonieri avevano speciali attrezzi da utilizzare, di cui erano diretti responsabili, e avevano in consegna un libretto di servizio su cui annotare gli ordini e le osservazioni del Capo cantoniere e dell’Ufficiale di Genio Civile. Era obbligatorio risiedere nelle case cantoniere per svolgere il proprio servizio con immediatezza e diligenza.
Un inquadramento professionale adeguato arriverà solo dopo la prima guerra mondiale. In quegli anni nasceva l’Azienda Autonoma Statale della Strada (AASS), istituita con la Legge 17 maggio 1928, n. 1.094. Con essa si stabilivano le norme fondamentali per la buona gestione dei servizi tecnici riguardanti l’ordinaria manutenzione.
Alla fine della seconda guerra mondiale quasi l’80% del patrimonio stradale dello Stato andava ricostruito. L’AASS venne soppressa nel 1944 con decreto luogotenenziale, ma nel 1946 al suo posto fu istituita l’Azienda Nazionale Autonoma delle Strade Statali (ANAS), con un ricco bagaglio di esperienze sulla manutenzione delle strade grazie all’operato dei cantonieri.
Le loro competenze e mansioni furono precisate con Decreto Legge 17 aprile 1948, n. 547 e, nel 1966, i Cantonieri diventarono Agenti giurati dello Stato. L’epoca dei cantoni stradali durerà fino al 1981, quando la manutenzione e la sorveglianza delle strade saranno espletate attraverso i Centri e i Nuclei. Anche dopo la trasformazione dell’Anas in S.p.A., nel 2003, il lavoro dei Cantonieri continuerà a garantire sicurezza e transitabilità sulle strade italiane.
NOTE
Baietti S., Restucci A., Il viaggio dell’Anas 1928-2010, Milano, Alinari – Il Sole 24 Ore, 2010;
lestradedellinformazione.it, Dal “Cantoniere artigliere” al “Cantoniere elettronico”, 2 dicembre 2009
Le case cantoniere, nel sistema di manutenzione della rete viaria, rappresentavano – e lo sono ancora oggi – una peculiarità tutta italiana che perdurò fino a quando la gestione delle strade fu in capo al Genio civile, ente di riferimento per il Corpo dei cantonieri.
Tipicamente di colore rosso pompeiano, erano distribuite lungo tutte le strade statali e in ogni regione d’Italia. Furono costruite parallelamente alla realizzazione dell’infrastruttura stradale proprio come luogo da cui era possibile attivare un presidio costante per il controllo della circolazione e della sicurezza stradale.
All’interno, i cantonieri custodivano i mezzi e le attrezzature utilizzati per espletare le operazioni di manutenzione delle strade, sorvegliavano il territorio anche nei giorni in cui non svolgevano servizio lavorativo, vi si riunivano per ragguagliarsi riguardo lo stato dei lavori, le criticità e così via. Ogni dimora era strutturata in due porzioni, ciascuna destinata a due diversi cantonieri e alle relative famiglie. Ai singoli era assegnata una quota del percorso viario al quale il tratto di strada (e la casa) afferiva, detto appunto “cantone”, che corrispondeva a circa 4-5 chilometri. Anche sulle reti ferroviarie venivano costruite delle case cantoniere che prendevano il nome di casello ferroviario.
Tale modello di gestione continuò a funzionare fino al 5 aprile 1982, quando entrò in vigore il Regolamento dei Cantonieri, il quale determinò il superamento del concetto stesso di cantone e una rimodulazione dell’incarico professionale. La diffusione dei mezzi di trasporto automobilistici portò progressivamente alla parziale dismissione delle Case, non essendovi più la necessità di avere un presidio fisso, e a istituire un’attività manutentoria espletata tramite l’impiego di squadre mobili provviste di personale e mezzi per spostarsi.
Negli anni molte di queste strutture hanno smesso di svolgere la loro funzione primaria mantenendone però il fascino artistico, fatto che ha portato a interpretarle come un’opera di land art diffusa, come testimonia un progetto ad esse dedicato dall’artista tedesco Josef Beuys (Krefeld, 1921 – Düsseldorf, 1986). Oggi sono 1.244 le case cantoniere presenti sul suolo nazionale e, per alcune di esse, è previsto un piano di recupero e riqualificazione grazie a un accordo con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MIBACT), il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT) e l’Agenzia del Demanio. Il piano è volto alla valorizzazione della memoria storica delle Case e del territorio circostante.
NOTE