1900 - 1927
Le Strade, necrologio della morte del re Umberto I, 29 luglio 1900 (fonte: Archivio leStrade - Casa Editrice La Fiaccola)
Le Strade, necrologio della morte del re Umberto I, 29 luglio 1900 (fonte: Archivio leStrade - Casa Editrice La Fiaccola)
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1901, olio su tela, Museo del Novecento, Milano
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1901, olio su tela, Museo del Novecento, Milano

STORIA: Liberalismo e crisi

Tra la fine dell’800 e il 1930 la diffusa povertà e la voglia di riscatto di intere fasce della popolazione italiana determinarono una delle più lunghe emigrazioni della storia d’Europa.

Mete furono soprattutto le Americhe, con grandi estensioni di terre non sfruttate e necessità di manodopera, e la Francia.

Il 29 luglio 1900 Gaetano Bresci, venuto dal gruppo degli anarchici italiani emigrati nel New Jersey, assassinò con tre colpi di pistola re Umberto I di Savoia. Il successore fu il trentunenne Vittorio Emanuele III

Nel ventennio che precedette la prima guerra mondiale  Giovanni Giolitti, più volte presidente del Consiglio, varò riforme liberali a favore dei primari bisogni della popolazione.

Dopo la prima guerra mondiale l’Italia cadde in una profonda crisi.

Sardegna, tratto stradale tra Cagliari e Quartu S. Elena (Archivio storico Anas)
Sardegna, tratto stradale tra Cagliari e Quartu S. Elena (Archivio storico Anas)
Calabria, tratto stradale in provincia di Cosenza, bivio per Montalto Uffugo (Archivio storico Anas)
Calabria, tratto stradale in provincia di Cosenza, bivio per Montalto Uffugo (Archivio storico Anas)
Autostrada Milano-Laghi (Archivio storico Anas)
Autostrada Milano-Laghi (Archivio storico Anas)
Manutenzione stradale in città a inizio ‘900 (fonte: Archivio leStrade - Casa Editrice La Fiaccola)
Manutenzione stradale in città a inizio ‘900 (fonte: Archivio leStrade - Casa Editrice La Fiaccola)

INFRASTRUTTURE: Dalle strade bianche alla prima autostrada

Tra fine ‘800 e inizio ‘900 congressi internazionali e associazioni tentarono di documentare la situazione generale della viabilità nella Penisola. 

Uno dei problemi da risolvere era il coordinamento tra la rete delle strade primarie dello Stato e la rete ferroviaria. La normativa prevedeva, tra l’altro, il declassamento a provinciali delle strade nazionali fra i capoluoghi già collegati da linee ferroviarie. Ciò ostacolava l’affermarsi di una rete a lungo percorso che, del resto, non aveva molto significato in un contesto di trasporto a trazione animale.

La prima classificazione delle strade in Italia (1865) le divideva in nazionali, provinciali, comunali e vicinali. Tale classificazione rimase immutata sino all’arrivo di Piero Puricelli: egli introdusse il concetto della distinzione fra tipologie di strade in base alla velocità di scorrimento e concepì l’autostrada a pedaggio. Nel 1924 inaugurò la prima autostrada del mondo, la Milano-Laghi

Il 21 settembre 1924 Re Vittorio Emanuele III e l’ingegner Piero Puricelli percorrono per la prima volta l’autostrada Milano-Laghi (fonte: Ansa, “La strada racconta”, 2018)
Il 21 settembre 1924 Re Vittorio Emanuele III e l’ingegner Piero Puricelli percorrono per la prima volta l’autostrada Milano-Laghi (fonte: Ansa, “La strada racconta”, 2018)

PERSONAGGI: L’ascesa dell’ingegneria italiana

In un periodo in cui la circolazione delle auto in Italia non superava di molto le 80.000 unità, l’ingegnere lombardo Piero Puricelli vide nella costruzione autostradale una leva per la crescita della penisola.

Egli infatti progettò e realizzò la prima autostrada del mondo, inaugurata nel 1924.

Le capacità tecniche, progettistiche e organizzative dell’ingegneria italiana dei primi del ‘900 vantano almeno altri due nomi: per le turbine a vapore Giuseppe Belluzzo (1876-1952), che dal 1925 al 1928 fu ministro dell’Economia nazionale; per la costruzione e manutenzione di strade ed opere idrauliche Italo Vandone, che fu direttore dell’Istituto Sperimentale Stradale del Touring Club Italiano dal 1919 al 1936. 

Fondamentale fu l’apporto del Corpo dei Cantonieri, nato nell’800. Questi primi operatori stradali videro susseguirsi molti provvedimenti legislativi che modificarono il loro ruolo e le loro funzioni.

Il Gran Premio d'Italia del 1922
Il Gran Premio d'Italia del 1922

VEICOLI: Primati tutti Italiani

Il vapore fu il grande protagonista della rivoluzione industriale dell’800 ma fu grazie al motore a combustione interna e allo pneumatico che l’automobile si diffuse, soprattutto nei paesi europei e americani, nonostante l’iniziale scetticismo verso questo mezzo di trasporto, considerato lento, scomodo e con motori inaffidabili.

L’auto rimase a lungo un oggetto riservato ai ricchi e agli appassionati di motori ma si dovette normare la sua circolazione, poco dopo aver stabilito le regole per le biciclette. Nel 1897 fu emanato il Regolamento sulla Circolazione dei velocipedi, e nel gennaio 1901 il primo Regolamento sulla circolazione delle automobili, definite “veicoli semoventi senza guida di rotaie”. 

In Francia furono organizzate le prime corse automobilistiche, come la Parigi-Rouen del 1894, vinta da un’automobile a vapore alla velocità media di 22 km/h. Dopo questa corsa molte altre ne furono programmate, anche in Italia.

Le Figaro pubblica il Manifesto del Futurismo (20 febbraio 1909)
Le Figaro pubblica il Manifesto del Futurismo (20 febbraio 1909)
Ingresso dell’Esposizione universale di Parigi, 1900 (fonte: Archivio leStrade - Casa Editrice La Fiaccola)
Ingresso dell’Esposizione universale di Parigi, 1900 (fonte: Archivio leStrade - Casa Editrice La Fiaccola)

SOCIETA’: Il Cinema, specchio della nuova società

Sono gli anni della Rivoluzione Messicana e della prima guerra mondiale, ma anche della pubblicazione della teoria della relatività di Einstein, del primo volo di un dirigibile

(lo Zeppelin) e della nascita del movimento futurista di Marinetti.

Sono gli anni della prima trasmissione radio in Italia e della morte di Rodolfo Valentino. Sono questi gli anni ruggenti del proibizionismo americano, dell’inizio della musica jazz che andrà ad accostarsi a quella classica e operistica. Il costume vittoriano per le donne si esaurisce ed entrano in scena gonne e capelli corti, atteggiamenti “libertini” come il fumare in pubblico e, durante la guerra, l’entrata nel mercato del lavoro.