18 febbraio 1959 - Un Mammuth “sotto” la strada
Gli anni ‘50 videro la costruzione di un’infrastruttura nevralgica della città di Roma, il Grande Raccordo Anulare. Il tracciato attraversava zone della periferia romana ancora non edificate o occupate da insediamenti precari. Proprio una di queste borgate, Montespaccato, salì un giorno alla ribalta delle cronache per il fortuito ritrovamento dei resti di un mammuth.
I giornali raccontarono che verso l’ora di pranzo di mercoledì 18 febbraio 1959, lo studente di ragioneria Antonio Rossi, detto Tonino, incerto se studiare o meno per il giorno seguente, decise di andare a dare un’occhiata agli scavi per la realizzazione del troncone del GRA compreso tra la via Aurelia e via di Boccea.
Passeggiava sulla collina di sabbia che si andava scavando per aprire la spianata dove sarebbe sorta la strada, giocando distrattamente a lanciare piccoli sassi davanti a sé, quando, a un tratto, il suo sguardo venne attirato da due punte bianche affioranti dalla scarpata. Tonino, incuriosito, si mise a scavare e pian piano il misterioso oggetto gli si svelò per quello che era: un grande teschio animale con lunghe zanne, purtroppo già in parte danneggiate dalle escavatrici.
La scoperta era troppo emozionante per non condividerla: Tonino corse ad avvertire il suo amico e vicino di casa Paolo Morganti e insieme, provvisti di pala, tornarono a scavare per rivelare completamente il reperto. La sera i ragazzi allertarono i carabinieri, i quali, il giorno seguente, informarono la Soprintendenza per l’Etruria Meridionale. Funzionari, professori ed esperti paleontologi si recarono sul luogo per esaminare il ritrovamento, approntare le prime misure di intervento conservativo e determinarne la specie: “elephas antiquus”, “mammuth”, “mastodonte preistorico”… in quei giorni su ogni giornale se ne diede una definizione diversa.
I resti, che giacevano in depositi sabbiosi di natura fluviale, non erano il primo reperto di questo tipo rinvenuto a Roma e dintorni, tuttavia la scoperta ebbe una grande eco. La domenica seguente la borgata di Montespaccato fu invasa da una folla di romani curiosi di ammirare l’insolito ritrovamento, guidati da frecce di legno che indicavano la direzione: “al mammuth”.
In un’atmosfera festosa, bibitari e fusajari vendevano spuntini ai “turisti” e i contadini del luogo allestivano banchetti con i propri prodotti. Poi i resti furono prelevati e portati all’Istituto di Paleontologia di Roma. Gli recenti studi hanno poi stabilito che si trattava di un esemplare di Mammuthus Trogontherii.
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